Nel 1948, in Italia, l’agricoltura si trovava di fronte a una grande sfida: la necessità di aumentare la produttività per rispondere alla crescente domanda alimentare in un Paese ancora segnato dalla guerra. Le aziende agricole, soprattutto quelle piccole e medie, avevano bisogno di strumenti più efficienti e accessibili per modernizzare il lavoro nei campi.
In questo scenario, la SAME, azienda fondata a Treviglio dai fratelli Cassani, rispose con un prodotto innovativo: il Trattorino Universale 10 cavalli. Progettato per essere economico e versatile, il trattorino rappresentava una valida alternativa all’impiego degli animali da tiro, diffusi fino ad allora nelle campagne italiane.

Il contesto agricolo dell’epoca era caratterizzato da una struttura fondiaria frammentata e da una meccanizzazione ancora in fase embrionale. Molte famiglie contadine gestivano piccoli appezzamenti di terra, dove l’uso di grandi macchine agricole era spesso impraticabile o troppo costoso. Per queste realtà, il Trattorino Universale SAME offriva la possibilità di introdurre la meccanizzazione in modo graduale, con un investimento contenuto e un utilizzo semplice.
Le principali caratteristiche tecniche del Trattorino Universale SAME sono:
- Funzionamento a petrolio con un consumo di circa 2 kg all’ora
- Potenza di 10 cavalli
- Guida reversibile, che consente all’operatore di lavorare sempre fronte marcia, invertendo la direzione per svolgere diverse attività
- Tre ruote gommate: due motrici e una ruota direttrice, per una buona manovrabilità anche in spazi ristretti
- Cambio con quattro marce in avanti e retromarcia
- Motore raffreddato ad aria
- Presa di forza posteriore per azionare vari attrezzi agricoli
Queste caratteristiche rendevano il trattorino adatto a molteplici operazioni: dalla lavorazione del terreno alla semina, dal traino di attrezzi alla falciatura. In questo modo, molte aziende agricole poterono incrementare la produttività e ridurre i tempi di lavoro.

Il Trattorino Universale SAME fu riconosciuto con la Medaglia d’Oro dall’Accademia di Agricoltura di Torino, a testimonianza della qualità e dell’importanza del prodotto nel panorama industriale e agricolo italiano.
Oggi, questo modello rimane un simbolo concreto dell’evoluzione tecnologica che ha accompagnato la trasformazione delle campagne italiane nel secondo dopoguerra, rappresentando un primo passo verso la meccanizzazione diffusa che avrebbe rivoluzionato l’agricoltura negli anni successivi.